Il principio della mentalità

Lunedì, 11 Febbraio 2008 ore 23 e 48 Scritto da Alessandro Brollo

Somiglianze e differenze nella mentalità umana ed equina

Capire le analogie e le differenze fra le abilità mentali dei cavalli e degli uomini è cruciale per un addestramento efficace ed umano. Noi uomini siamo una comunità collettivamente insicura. Siamo decisi, sembra, a provare che non siamo i soli esseri intelligenti. Cerchiamo forme di intelligenza nello spazio e qui sulla terra ci disperiamo nel constatare che molti altri animali, forse tutti, sono proprio come noi, ma prendono la vita un po' diversamente.

    Il Cavallo è stato così importante nella storia della civiltà occidentale negli ultimi due millenni che tutte le città europee  sono adornate di statue di cavalli.  Il cavallo ha combattuto le nostre guerre, ha faticato per noi; ci ha aiutato a costruire gran parte del Nuovo Mondo. Al giorno d'oggi riempie i nostri sogni, e ancora infiamma la nostra immaginazione e ispira meraviglia in chi occasionalmente si sofferma a riflettere. I cavalli non sono solo mezzi da trasporto per passatempo - da loro ci si aspetta molto di più. Un cavallo può essere il nostro migliore amico, il nostro unico amico, nostro figlio, il nostro partner o qualcos'altro di bizzarro. Il cavallo ha tale importanza nella psiche umana che Carl Jung, il famoso psicologo svizzero, pensava che l'immagine di un cavallo evoca ne nostre tendenze più antiche e profonde. Il cavallo è sempre stato un paradosso. Come può un animale così grande e potente essere così gentile, così generoso? Se gli umani fossero stati così potenti, si può immaginare che a questo punto non ci sarebbe più un pianeta abitabile (almeno ce n'è rimasto un po').

    Somiglianze
    Da un certo punto di vista non siamo molto diversi dai cavalli. Le somiglianze fra i cavalli e gli uomini probabilmente ci hanno aiutato a collaborare, nei primi tempi. Come noi, i cavalli sono esseri altamente sociali. Questo è il motivo per cui i cavalli tenuti in isolamento sono più soggetti, rispetto a quelli che vivono in gruppo,  a sviluppare comportamenti come il ticchi d'appoggio e molti altri problemi. Chiunque ha assistito a un'ansia da separazione sa anche quanto per i cavalli sono importanti gli amici. L'istinto di stare insieme è così forte che sfregare e toccare i cavalli nella zona proprio davanti al Garrese rallenta il loro battito cardiaco  - questo comportamento permette di rendere i legami più saldi. È il punto migliore per fornire a un cavallo un Rinforzo positivo.

    Il cavallo ha anche un'eccellente memoria, per quanto per certi aspetti la loro è molto migliore della nostra. Mentre la nostra memoria è interessata dalle nostre capacità di ricordare e di ragionare, la memoria del cavallo è più stabile, probabilmente  perché non è annebbiata dalla riflessione. Gli i ricercatori equestri  Anja Wolf e Martine Hausberger hanno documentato che i cavalli possono ricordare delle reazioni senza farne alcuna pratica per anni, e questo probabilmente dura tutta la vita. Pensare, analizzare e riflettere corrompe la memoria. Noi umani riflettiamo continuamente sulle cose che ricordiamo, tirandole fuori dal nostro "archivio"  quando ripensiamo o raccontiamo un episodio  per poi archiviarlo di nuovo. Solo che a questo punto gli episodi sono immagazzinati con qualche differenza. rispetto a com'erano. Possono essere alterali dal contesto nel quale riflettiamo (aspetti fisici, emozionali, percettivi del memento della riflessione). Al contrario, il cavallo recupera semplicemente la memoria degli eventi e dei luoghi quando è di fronte allo stimolo originale o a stili analoghi. Questo consente una memoria molto più chiara ed esatta. Ogni persona di cavalli sa che il cavallo si accorge di differenze anche piccole nel suo ambiente. Potreste dire che il cavallo ha una  memoria fotografica. Invece la gran parte di voi non sarebbe in grado di  ricordare quasi niente dell'aspetto, per esempio, di una banconota da dieci dollari (con grande gioia dei falsari!), nonostante che la vediate continuamente.  A scapito dell'addestramento, il cavallo ricorda molto meglio di voi quello che è successo e dove. Durante le lezioni avrete notato che il cavallo va meglio su un quattro del cerchio che altrove e poi gradualmente, se fate le cose giuste, l'area buona aumenta. Il fatto negativo è che il cavallo ricorda la tensione e la paura meglio di qualsiasi altra cosa.

    I cavalli sono mammiferi e quindi i loro meccanismi di apprendimento sono simili ai nostri. Come noi sono abili nell'apprendimento per tentativi ed errori (l'apprendimento della reazione giusta attraverso il premio), eccellenti nel Condizionamento classico (ad esempio, l'apprendimento di abitudini, segnali e Aiuti) e maestri nell'abitudine (abituarsi alle cose). Possono anche imparare a generalizzare gli stimoli (alterazioni negli aiuti) e possono perfino imparare a riconoscere le categorie delle cose (basandosi sulle analogie nell'aspetto fisico). Tuttavia secondo la ricercatrice forse più eminente in questo campo,  la professoressa  Christine Nicol della Bristol University, gli esperimenti indicano che "non c'è alcuna evidenza che possano sviluppare concetti astratti". Perciò, nonostante vi siano alcune somiglianze mentali fra uomini e cavalli, ci sono anche alcune importanti differenze. Capire queste differenze è della massima importanza per avere successo con tutti i cavalli piuttosto che con alcuni soltanto.

    Differenze
    Durante il mio dottorato, ho indagato la "comprensione" nei cavalli. Volevo vedere se il cavallo ha uno strumento analogo alla nostra corteccia prefrontale, con la quale possiamo immaginare, "vedere con gli occhi della mente", dove possiamo ponderare sul passato o pensare al futuro. Ho deciso che avrei usato la ben nota capacità dei cavalli di elaborare segnali riguardanti la distribuzione del cibo a una di due mangiatoie presenti in un campo di prova. Uno alla volta, i cavalli erano portati con la capezza nel mezzo di  un campo di fronte a due mangiatoie. Una era a destra, ed una a sinistra, con una persona che sedeva dietro ad ognuna. La persona che sedeva dietro ad una delle due si alzava e metteva cibo in una mangiatoia. Il cavallo lo vedeva ed era immediatamente liberato. Dopo 40 tentativi  i cavalli imparavano che là dove vedevano che il cibo veniva messo, là il cibo era, per cui sapevano andare nella mangiatoia giusta. Ma appena abbiamo atteso 10 secondi fra la distribuzione del cibo e la liberazione del cavallo, la percentuale di successo cadeva al 50% - in altre parole diventava casuale. Anche se occasionali cavalli davano l'impressione di saper gestire l'intervallo di dieci secondi, poi di nuovo i loro risultati crollavano. L'analisi statistica ha dimostrato che i cavalli, sia come gruppo, sia individualmente, non sanno ricordare la soluzione giusta di fronte a una scelta dove entrambi i risultati sono ricompensati in modo identico. Succedevano cose interessanti anche quando i cavalli si accorgevano di aver sbagliato. Un paio di Pony e di cavalli a sangue caldo tiravano indietro le orecchie e andavano direttamente alla mangiatoia giusta, mentre alcuni purosangue decidevano di rinunciare e se ne andavano. I risultati di questo studio sono stati approvati da revisori e pubblicati sulla rivista  Applied Animal Behaviour Science. L'esperimento ci ricorda che nell'addestramento la tempistica corretta è essenziale, che, contrariamente a noi, non c'è un flusso di coscienza che accompagni i comportamenti istintivi e che ci sono differenze nella memoria a breve termine fra uomini e cavalli. Significa che dobbiamo mantenere l'addestramento più semplice possibile per essere sicuri che possano essere digeriti, e per essere certi che i nostri metodi non siano così difficili, da permettere il successo solo a pochi cavalli particolarmente abili. Talora la complessità dei nostri metodi di addestramento indica che siamo sempre propensi a sovra-stimare le abilità mentali dei nostri cavalli.

    L'apprendimento  di un nuovo comportamento mediante osservazione  (l'imitazione di un nuovo comportamento) è da tempo considerato indicativo di una certa capacità di ragionamento. Se ci pensate, non è difficile capire perché. L'apprendimento mediante osservazione richiede che un animale veda e ricordi la sequenza comportamentale, veda se stesso eseguire la sequenza nella sua mente e poi la effettui. Notate che parlo di un "comportamento nuovo" - è un punto importante, perché in tutti gli animali c'è un meccanismo che li rende capaci di copiare un comportamento che è già "incorporato" nel loro cervello. Questa imitazione contagiosa di un comportamento è adattativo. Di conseguenza, quando un animale mangia, anche gli altri sono indotti a farlo, e quando uno di distende anche altri lo fanno. Per gli animali sociali la sincronizzazione dei comportamenti è molto importante. Il comportamento contagioso non è appreso ma è piuttosto  un meccanismo di scatenamento istintivo. Proprio come quando vedete qualcuno sbadigliare, e siete anche voi indotti a farlo. Gli uomini di cavalli spesso pensano che il ticchio d'appoggio sia imitato. Come Paul McGreevy ha precisato su  THM (Febbraio), questo non è esatto. L'apprendimento osservazionale è stato accuratamente ricercato nei cavalli e in tutte le ricerche sperimentali pubblicate i risultati sono stati negativi. Al contrario dei predatori cooperativi, i cavalli sono lenti nell'imparare le "regole" su dove può essere trovato il cibo che è stato spostato da un posto ad un altro. Al contrario degli scimpanzé, dei gorilla e dei delfini, non possono riconoscersi in uno specchio - vedono solo un altro cavallo. Sono anche poco abili a trovare la deviazione richiesta per raggiungere un obiettivo, se la soluzione implica il fatto di allontanarsi dall'obiettivo come primo Passo per raggiungerlo. Tuttavia una volta che ci sono riusciti, ricordano velocemente il percorso. I cavalli sono poco abili a fare queste cose perché queste abilità non gli sono servite durante i milioni di anni di evoluzione del loro comportamento nelle pianure aperte.

    Eminenti ricercatori equini sono d'accordo su una cosa, che il cavallo non è in grado di ragionare. le abilità che riguardano i processi mentali più elevati sono scarse o nulle. Invece, capacità di ragionamento sono presenti nei predatori, e sono maggiormente sviluppate nei predatori cooperativi con dieta diversificata come gli scimpanzé e i delfini. Anche i cani hanno un buon punteggio, e potrebbero averlo i leoni. Perfino alcuni uccelli che affrontano difficoltà nel procurarsi il cibo (uccelli che vivono di semi, di frutta  e di carogne, e anche i pipistrelli che vivono di frutta) potrebbero avere un discreto punteggio riguardante lo sviluppo di capacità mentali elevate. Questi animali devono ricordare la collocazione e la quantità del cibo rimanente per risparmiare energia nei giorni di carestia. Ovviamente, se riflettete su questo, perché i cavalli dovrebbero aver bisogno di capacità di ragionamento? Avete bisogno di una grande memoria per essere un brucatore, ma non di capacità deduttive. Come osserva  Stephen Budiansky, l'erba, al contrario dei topi, non si nasconde. Queste capacità richiedono una ulteriore quantità di tessuto cerebrale, che, come dimostrato da un ricercatore chiamato Deacon nel 1980, è dieci volte più costoso in termini di consumo energetico (glucosio e ossigeno) di qualsiasi altro tessuto del corpo.

    Quello che la gente considera erroneamente esempi di ragionamento nel loro cavallo generalmente si rivelano come eccellenti esempi di apprendimento per tentativo ed errore. Il pony che giocherella con il chiavistello del recinto e impara ad aprirlo è un eccellente esempio. È astuto, ma non sta ragionando.  Si tratta dello stesso processo mediante il quale i cavalli imparano l'equitazione. I cavalli imparano a evitare la pressione delle redini e delle gambe dando una risposta corretta che inizialmente viene appresa per tentativo ed errore. Successivamente imparano i segnali associati come gli aiuti di Assetto e di peso.

    Perché queste differenze sono importanti?
    Il fatto che il cavallo non è una creatura capace di ragionare ha un grande significato. Sovrastimare l'abilità mentale di un animale porta a ogni tipo di preconcetti che hanno pessime conseguenze sui cavalli. Il fatto che il cavallo non ragioni implica che è un partner completamente innocente nel processo di addestramento.  Il cavallo non può essere biasimato per una prestazione erronea o di scarsa qualità - si tratta di evenienze attribuibili in gran parte a problemi nella tecnica equestre o nell'addestramento (o di salute). Quando un cavallo si comporta in un modo che non ci soddisfa è sbagliato dire "Sa che ha sbagliato" o "Lo capisce". Non c'è alcuna comprensione nel cavallo - reagisce semplicemente alle situazioni, ai fatti, agli aiuti ecc. In ogni momento il suo comportamento è un'istantanea della somma complessiva del suo addestramento. Se durante una gara si comporta male in relazione a come lavora a casa significa una di queste due cose - o il suo lavoro a casa non ha buone fondamenta o il suo lavoro a casa è viziato da almeno un po' di confusione. La tensione è un buon indicatore. Sta digrignando i Denti perché sta lavorando duro, veramente "mettendocela tutta", o perché è un po' confuso - forse ci sono aiuti contraddittori o troppi aiuti in una volta... Abbiamo il dovere verso i nostri cavalli di tenere in considerazione tutte queste possibilità.

    Quindi...
    Fa un'enorme differenza sapere che la nostra migliore possibilità di andare a fondo nell'addestramento dei cavalli è di tenere le cose più semplici possibile. È quello che rende addestratori come Kyra Kirkland così suggestivi. La sua tecnica di addestramento abbraccia la semplicità e aggiunge progressivamente una cosa alla precedente. Durante gli scorsi dieci mesi ho descritto gli 8 principi dell'addestramento che originano da una ricerca scientifica sulle capacità mentali del cavallo. Questi sono (non sorprendentemente) in accordo con i principi dell'equitazione accademica del XVIII secolo, ma non sempre compatibili con quello che molti fanno oggi. Tutti gli 8 principi devono la loro esistenza al concetto di tenere tutto semplice, e l'ultimo principio, quello sulla mentalità, è centrale per tutti gli altri. Il principio della pressione-rilascio riguarda l'importanza della tempistica del rilascio durante l'apprendimento per tentativi ed errori. Il principio pavloviano tratta dell'importanza di collegare un segnale non invadente (un aiuto leggero) ad ogni risposta per conservare la salute mentale del cavallo. Il principio di esclusività raccomanda di non permettere che gli aiuti cozzino fra di loro (uno alla volta) e il principio del modellamento riguarda il perfezionamento progressivo delle risposte, un aspetto alla volta. Il principio di proporzionalità tratta dell'addestramento a rendere le risposte proporzionali agli aiuti. Il principio del Self-Carriage afferma che il cavallo dovrebbe procedere da un aiuto al successivo senza rallentare, in modo che il cavallo mantenga da sé il ritmo, la direzione e il contatto. Il principio della paura descrive l'importanza di evitare che le reazioni alla paura siano incorporate nel repertorio del cavallo.

    Se il cavallo "ha capito" il suo addestramento può darsi che noi non abbiamo bisogni di essere così semplici, così costanti, così precisi. D'altra parte se il cavallo fosse così intelligente da comprendere l'addestramento, probabilmente non sarebbe così facile da cavalcare. Probabilmente non sarebbe etico cavalcare i cavalli se fossero capaci di ragionamento, perché allora probabilmente soffrirebbero, dato che preferirebbero brucare l'erba e stare con gli amici... Ma il cavallo non è stressato dalle buone abitudini, sia che siano sotto la sella, o altro. Tuttavia, le cattive abitudini, l'incoerenza e la confusione hanno conseguenze molto negative per il benessere dei cavalli.

    Il fatto che il Global dressage forum in Olanda sia centrato sul problema  "The Happy Athlete" ("L'atleta felice") è un passo nella direzione giusta. Tuttavia, a parte una presentazione eccellente da parte di un fisiologo altamente qualificato, non ci sono altri contributi dal mondo della ricerca. Nessuno degli scienziati comportamentali o degli etologi è stato invitato a parlare, e tuttavia questo argomento appartiene alle linee di ricerca che molti di loro stanno percorrendo da tutta la vita. C'è un sacco di dati etologici sullo stress, sul benessere, sul comportamento fra partner, sull'apprendimento e sul comportamento naturale del cavallo. Curiosamente, l'Olanda dispone di una grande quantità di etologi e scienziati comportamentali equini eccellentemente qualificati, come il Dr Kathalijne Visser, il Dr Machteld van Dierendonck e nella vicina Danimarca il Professor Jan Ladewig. L'Olanda ha anche gruppi di noti specialisti sullo stress animale come  Francien de Jonge e Jeroen van Rooijen, oltre a cultori dell'etica animale come Bob Bermond, Susanne Lijmbach, Monica Meijsing, Wim van der Steen, Jan Borstenbosch e altri. I giudici appassionati che veramente amano i cavalli e si prendono cura del loro benessere hanno bisogno di sentire quello che queste persone hanno da dire. Il Global forum è una grande idea, ma, se vuole lavorare seriamente, deve andare molto più a fondo nel suo tema  "The Happy Athlete".

    La responsabilità dell'uomo verso i cavalli
    Poiché il cavallo è un partner innocente nell'equitazione, abbiamo al proposito una responsabilità sociale. Man mano che il tempo passa e le necessità materiali del mondo sviluppato diminuiscono, dobbiamo prendere in maggiore considerazione argomenti riguardanti il benessere e l'etica. La caccia alla volpe e le siepi sono bandite in molti paesi perché la società ritiene sempre di più che queste non siano pratiche eticamente accettabili. L'attenzione si è già spostata sullì'uso del cavallo nello sport, e la sola difesa di tale uso può venire da studi sull'etica, sul sullo stress e sul benessere. Ecco perché  "The Happy Athlete" è un tema caldissimo. Io sono convinto che no ci sia problema con un addestramento corretto, ma a questo proposito ci sono argomenti da rivedere. Icappucciamenti, tensione e comportamenti conflittuali non devono essere sbrigativamente interpretati come errori del cavallo e aspetti del suo temperamento. C'è bisogno che i giudici siano chiari e certi riguardo ai segni di tensione.  I segni di tensione richiedono che siano riviste e determinate delle penalità da assegnare obbligatoriamente per i vari aspetti e livelli di tensione. I giudici dovrebbero convincersi che sono l'estrema difesa del cavallo sportivo perché i premi che loro assegnano danno l'indirizzo agli sport equestri. Dovrebbero avere la chiara percezione di come giudicare un cavallo che si muove come un lampo, ma in modo teso, rispetto ad un cavallo che si muove in modo meno appariscente ma più rilassato. In caso contrario, lo sport del dressage diventa più un mercato della carne che una competizione di addestramento.

    La nostra maggiore responsabilità è di non dimenticare mai che il benessere del cavallo è la cosa fondamentale. Ogni addestratore di cavalli dovrebbe essere di ampie vedute riguardo ai possibili limiti  e confusioni della loro tecnica di addestramento. Come in tutti gli sport e le arti che implicano prestazioni fisiche, gli ego possono prevalere, e le strade per capire le cose possono essere gravemente compromesse da un atteggiamento di chiusura mentale. Ma quando abbiamo a che fare con sport che coinvolgono animali, gli ego non devono contare nulla. Cavalcare i cavalli è un privilegio, ed è notevole che l'evoluzione naturale ci abbia dato questa possibilità. Non dobbiamo dimenticarlo nemmeno per un istante.

Articolo pubblicato su The Horse Magazine, Marzo 2005 - Autore: Andrew Mc Lean.

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