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POESIA http://www.equiweb.it/forum/poesia-t2033-30.html |
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Autore: | MERZBOW [ lunedì 14 novembre 2005, 10:54 ] |
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Verrà la morte e avrà i tuoi occhi -Cesare Pavese Verrà la morte e avrà i tuoi occhi questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio. Così li vedi ogni mattina quando su te sola ti pieghi nello specchio. O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti. Tale una brama d'amore... - Archiloco Tale una brama d'amore, sotto il cuore avviluppatasi, versò sugli occhi una densa nebbia, e dal petto rapì i molli sensi. |
Autore: | Ck_Be [ lunedì 14 novembre 2005, 15:02 ] |
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Mela bellissimo lo spezzone del Piccolo Principe...è il mio libro preferito! |
Autore: | scintilla [ martedì 15 novembre 2005, 15:21 ] |
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Una preghiera. Rifiutati di cadere. Se non puoi rifiutarti di cadere, rifiutati di restare a terra. Se non puoi rifiutarti di restare a terra, leva il tuo cuore verso il cielo e come un accattone affamato chiedi che venga riempito e sarà riempito. Puoi essere spinto giù, ti può essere impedito di risollevarti ma nessuno può impedirti di levare il tuo cuore verso il cielo. Soltanto tu. E' nel pieno della sofferenza che tanto si fa chiaro. Colui che dice che nulla di buono da ciò venne, ancora non ascolta. [:X] |
Autore: | BlackMamba [ lunedì 21 novembre 2005, 14:26 ] |
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Anche se è un po' presto per gli auguri di Natale... volevo regalarvi questa poesia ( che ho ricevuto lo scorso anno) che è molto molto carina [:)] ...potreste magari prendere spunto[;)] <font color="teal"><center><font face="Book Antiqua"> Il Mago di Natale di Gianni Rodari S'io fossi il mago di Natale, farei spuntare un albero di Natale. In ogni casa, in ogni appartamento, dalle piastrelle del pavimento. Ma non l'alberello finto, di plastica dipinto, che vendono adesso all'Upim: Un vero abete, un pino di montagna, con un po' di vento vero. Impigliato tra i rami, che mandi profumo di resina in tutte le camere. E sui rami i magici frutti: regali per tutti. Poi con la mia bacchetta me ne andrei a far magie per tutte le vie. In via Nazionale farei crescere un albero di Natale Carico di bambole d'ogni qualità, che chiudono gli occhi E chiamano papà, camminano da sole, ballano il rock 'n roll E fanno le capriole. Chi le vuole le prende: gratis, s'intende. In piazza San Cosimato faccio crescere l'albero del cioccolato; In via del Tritone l'albero del panettone. In viale Buozzi l'albero dei maritozzi. E in largo di Santa Susanna quello dei maritozzi con la panna. Continuiamo la passeggiata? La magia è appena cominciata: Dobbiamo scegliere il posto all'albero dei trenini: va bene piazza Mazzini? Quello degli aeroplani lo faccio in via dei Campani. Ogni strada avrà un albero speciale e il giorno di Natale I bimbi faranno il giro di Roma a prendersi quel che vorranno. Per ogni giocattolo colto dal suo ramo ne spunterà un altro Dello stesso modello o anche più bello. Per i grandi invece ci sarà magari in via Condotti, L'albero delle scarpe e dei cappotti. Tutto questo farei se fossi un mago. Però non lo sono: che posso fare? Non ho che auguri da regalare: Di auguri ne ho tanti, Scegliete quelli che volete, Prendeteli tutti quanti. </font id="Book Antiqua"> </center> </font id="teal"> |
Autore: | Fiona [ mercoledì 23 novembre 2005, 19:27 ] |
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bel topic! indincui ho deciso di mettere una delle mie poesia preferite! La luna, la storia e l'eroe E tu dal mar cui nostro sangue irriga, Candida luna, sorgi E l'inquieta notte e la funesta All'ausonio valor campagna esplori. Cognati petti il vincitor calpesta Fremono i poggi, dalle somme vette Roma antica ruina; Tu sì placida sei? Tu la nascente Lavinia prole, e gli anni Lieti vedesti, e i memorandi allori; E tu su l'alpe l'immutato raggio Tacita verserai quando ne' danni Del servo italo nome, Sotto barbaro piede Rintronerà quella solinga sede. indovinate di chi è!! <blockquote id="quote"><font size="1" face="Verdana, Arial, Helvetica" id="quote">quote:<hr height="1" noshade id="quote">Questa non e' proprio una poesia, ma credo sia stupenda... In quel momento apparve la volpe. << Buon giorno >>, disse la volpe. << Buon giorno >>, rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno. << Sono qui >>, disse la voce, << sotto al melo...>> << Chi sei? >> domandò il piccolo principe, << sei molto carino...>> << Sono una volpe >>, disse la volpe. << Vieni a giocare con me >>, le propose il piccolo principe, << sono così triste...>> << Non posso giocare con te >> disse la volpe, << non sono addomesticata >>. << Ah! scusa >>, fece il piccolo principe. Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: << Che cosa vuol dire "addomesticare"? >> << Non sei di queste parti tu >>, disse la volpe, << che cosa cerchi ? >> << Cerco gli uomini >>, disse il piccolo principe. <<Che cosa vuol dire "addomesticare"? >> << Gli uomini >>, disse la volpe, << hanno dei fucili e cacciano. è molto noioso! Allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline? >> << No >>, disse il piccolo principe. << Cerco degli amici. Che cosa vuol dire "addomesticare" ? >> << E' una cosa da molto dimenticata, vuol dire "creare dei legami"...>> << Creare dei legami? >> << Certo >>, disse la volpe. << Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo >>. << Comincio a capire >>, disse il piccolo principe. << C'è un fiore... credo che mi abbia addomesticato...>> << È possibile >>, disse la volpe. >> Capita di tutto sulla Terra... >> << Oh! non è sulla Terra >>, disse il piccolo principe. La volpe sembrò perplessa: << Su un altro pianeta ? >> << Si >>. << Ci sono dei cacciatori su questo pianeta ? >> << No >>. << Questo mi interessa! E delle galline ? >> << No >>. << Non c'è niente di perfetto >>, sospirò la volpe. Ma la volpe ritornò alla sua idea: << La mia vita è monotona. Io do la caccia alle galline e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. Ed io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi laggiù in fondo, i campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano... >> La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: << Per favore... addomesticami >>, disse. << Volentieri >>, rispose il piccolo principe, << ma non ho molto tempo, però. ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose >>. << Non si conoscono che le cose che si addomesticano >>, disse la volpe. << Gli uomini non hanno più il tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami! >> << Che cosa bisogna fare? >> domandò il piccolo principe. << Bisogna essere molto pazienti >>, rispose la volpe. << In principio tu ti siederai un pò lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un pò più vicino... >> Il piccolo principe ritornò l'indomani. << Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora >>, disse la volpe. << Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sà quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore... Ci vogliono i riti >>. << Che cos'è un rito ? >> disse il piccolo principe. < < Anche questa è una cosa da tempo dimenticata >>, disse la volpe. << è quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora diversa dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza >>. Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: << Ah! >> disse la volpe, << ... piangerò >>. << La colpa è tua >>, disse il piccolo principe, << io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi... >> << E' vero >>, disse la volpe. << Ma piangerai! >> disse il piccolo principe. << Eh certo >> disse la volpe. << Ma allora che ci guadagni? >> << Ci guadagno >>, disse la volpe, << il colore del grano >>. Poi soggiunse: << Va a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. << Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto >>. Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose. << Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente >>, disse. << Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo >>. E le rose erano a disagio. << Voi siete belle, ma siete vuote >>, disse ancora. << Non si può morire per voi. Certamente un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, Perché è lei che ho innaffiata. Perché è lei che ho messo sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparato col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa >>. E ritornò dalla volpe. << Addio >>, disse. << Addio >>, disse la volpe. <<Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi >>. << L'essenziale è invisibile agli occhi >>, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo. << E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante >>. << E' il tempo che ho perduto per la mia rosa.. >> sussurrò il piccolo principe per ricordarselo. << Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa... >> << Io sono responsabile della mia rosa..>> ripetè il piccolo principe per ricordarselo. [/quote:36scfpwg] questo passo del piccolo principe è bellissimo! |
Autore: | Tazl [ venerdì 25 novembre 2005, 1:52 ] |
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I RAGAZZI CHE SI AMANO.... I ragazzi che si amano si baciano in piedi contro le porte della notte e i passanti che passano li segnano a dito ma i ragazzi che si amano non ci sono per nessuno ed è la loro ombra soltanto che trema nella notte stimolando la rabbia dei passanti la loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno essi sono altrove molto più lontano della notte molto più in alto del giorno nell'abbagliante splendore del loro primo amore. Jacques Prévert |
Autore: | Fiona [ venerdì 25 novembre 2005, 19:20 ] |
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Tazl mi sai mica dire il titolo di una raccolta delle poesie di prevert? io non riesco a trovarla...[:D] |
Autore: | Tazl [ venerdì 25 novembre 2005, 23:48 ] |
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mi spiace ma non ne ho idea.... questa l'avevo letta sul mio libro di testo.... purtroppo non ne ho lette altre di Prevert.... prova a cercare in libreria.... sicuramente trovi qualcosa..... <i>Vivamus, mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis. Soles occidere et redire possunt: nobis cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda. Da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum. Dein, cum milia multa facerimus, conturbabimus illa ne sciamus, aut nequis malus invidere possit, cum tantum sciat esse basiorum."] Viviamo, mia Lesbia, e amiamo e ogni mormorio perfido dei vecchi valga per noi la più vile moneta. Il giorno può morire e poi risorgere, ma quando muore il nostro breve giorno, una notte infinita dormiremo. Tu dammu mille baci, e quindi cento, poi dammene altri mille, e quindi cento, quindi mille continui, e quindi cento. E quando poi saranno mille e mille nasconderemo il loro vero numero, che non getti il malocchio l'invidioso per un numero di baci così alto. Catullo Trad. Salvatore Quasimodo |
Autore: | Fiona [ sabato 26 novembre 2005, 13:33 ] |
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ok, grazie lo stesso! argh!!! che cosa vedo mai!!! catullo!!! quella poesia me la sono dovuta imparare a memoria per un'interrogazione...! |
Autore: | silvy88 [ sabato 26 novembre 2005, 14:16 ] |
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aaahh anche noi l'abbiamo studiata l'anno scorso quella di catullo!!!! |
Autore: | Fiona [ sabato 26 novembre 2005, 22:08 ] |
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si!!! insomma... sarà anche una bella poesia, non lo metto in dubbio... ma da imparare a memoria in LATINO!!!! orrore!! |
Autore: | Alisey [ sabato 26 novembre 2005, 22:32 ] |
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io adoro Catullo ma, come la povera Vale, anche a noi l'avevano fatta imparare tutta a memoria in latino con relativa traduzione....che casino!!!! |
Autore: | rhox [ domenica 27 novembre 2005, 23:14 ] |
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Fiona ha scritto: Tazl mi sai mica dire il titolo di una raccolta delle poesie di prevert? io non riesco a trovarla...[:D] questo amore.. |
Autore: | Fiona [ lunedì 28 novembre 2005, 18:26 ] |
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grazie!!![:D] |
Autore: | Pascal [ mercoledì 20 dicembre 2006, 17:36 ] |
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Posso riaprire questa bellissima discussione in silenzio da troppo tempo? Lo vorrei fare con un sonetto shakespeariano che mi é stato fatto ri-leggere da pochissimo e che ho apprezzato molto: XVII Who will believe my verse in time to come, If it were fill'd with your most high deserts? Though yet, heaven knows, it is but as a tomb Which hides your life and shows not half your parts. If I could write the beauty of your eyes And in fresh numbers number all your graces, The age to come would say 'This poet lies: Such heavenly touches ne'er touch'd earthly faces.' So should my papers yellow'd with their age Be scorn'd like old men of less truth than tongue, And your true rights be term'd a poet's rage And stretched metre of an antique song: But were some child of yours alive that time, You should live twice; in it and in my rhyme. Questa é meta-poesia no? Non é bellissimo che lui si preoccupi di come <u>noi</u> leggiamo, al giorno d'oggi, la sua poesia... |
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