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 poesie, citazioni e proverbi sui cavalli 
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I MORELLI TERRIBILI : storia di cavalli innamorati


Tutte le favole iniziano con “ C’era una volta ……” questa invece la viviamo oggi, si proprio oggi sotto i nostri occhi:

Voglio raccontarvi la strana storia di un bellissimo castrone morello e di una gentile e giovane giumenta anch’essa dal manto morello.

Sin da quando il caso volle che i due viaggiassero sullo stesso Van scattò una scintilla i due si guardarono negli occhi e forse all’insaputa dei rispettivi padroni si giurarono eterno amore. Nel linguaggio equestre non esistono le parole ma esistono certamente i fatti.

Da quel fatidico giorno Piganziello, al secolo Peanuts du Trichon, che ha sempre odiato viaggiare ed ha spesso, a suo di calci, distrutto i van che lo trasportavano, è in perenne attesa di recarsi in concorso e se la bella Ailania per gli amici Airlane, per quella sua caratteristica di affrontare gli ostacoli e superarli in scioltezza quasi levitando, non è a bordo succede il finimondo. Non vuole salire, scalcia, non si lascia avvicinare, si impenna; mette, insomma, tutto il suo potenziale di muscoli e di peso per non salire nel van. Ma se c’è la dolce Ailania le cose cambiano. La bella Morella, come se lo sapesse appena giunge nel maneggio del suo amato nitrisce, attira l’attenzione e quando si apre il portellone dimena la coda si gira e fa uno sguardo languido che solo una cavalla innamorata sa fare.

Pignaziello non capisce più niente, si ammansisce e seicento Kg. di carne e muscoli si rilassano, si lasca guidare sulla rampa quasi avanzando rapidamente per raggiungere Ailania.

Finalmente insieme i due Morelli Terribili, così chiamati per la foga che mettono nelle gare e la grande voglia di vincere, si calmano si salutano si leccano e come due innamorati Umani si Baciano poi rapiti dal loro immenso amore equino si rilassano. Ailania assume la sua posa preferita si appoggia alla fiancata del van e si gode la passeggiata Pignaziello assume una posizione rapìta, quasi eterea , incantata, praticamente a bocca aperta e con la lingua penzoloni.

Ai padroni che osservano i cavalli dalla telecamera a circuito chiuso, istallata a suo tempo per motivi di sicurezza, quasi si sentono di troppo, in imbarazzo per essere costretti a spiare queste due creature che nella vita e nello sport stanno dando prova di capacita e sentimenti che spessissimo gli umani hanno dimenticato. Hanno quindi deciso di spegnere la telecamera.

Dal momento che la telecamera è spenta non ho altre osservazioni da trasferirvi ma se ci saranno sviluppi vi terrò informati....



Nino Esposito

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sabato 9 giugno 2007, 1:07
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Ritorno alla libertà


Ero nato. La luce filtra­va dalla piccola fine­stra del mio box. Il mio alloggio era avvolto da un inebriante tepore. I peschi erano in fiore e il loro caratteristico profu­mo invade ancora la mia mente nel narrare il mio passato... il passato di un campione. Ero accanto a mia madre, che mi rassi­curava facendomi avver­tire la sua presenza sfio­randomi con il suo soffi­ce muso. Stanco mi ada­giai sulla lettiera di pa­glia e dormii un poco.

In quei giorni molti uo­mini vennero a farmi vi­sita. Li vedevo confabu­lare tra loro come se si confidassero qualcosa di serio, che riguardava il loro futuro. Uno di loro disse, guardandomi negli occhi: «Exeption, il cam­pione». Quelle parole non mi suonarono nuo­ve, mi parve di averle già udite... chissà.

Tra quelle rozze persone che mi squadravano ogni giorno dalla testa agli zoccoli, riuscii a distin­guere una ragazza che, lo si vedeva dallo sguardo, mi apprezzava semplice­mente per il mio caratte­re. Uno di quei pomerig­gi mi avvicinò, mentre io, impassibile, lasciai che mi accarezzasse sul collo con la sua tiepida mano. Mi mossi cercan­dola per mordicchiarla, come osavo fare soltanto con mia madre.

Stava giungendo l’estate e fra me e Clara, la ragaz­za, c’era un bellissimo rapporto di fiducia reci­proca e affetto. Era lei, in­fatti, a liberarmi nei pad­dock dove correvo senza tregua, sgroppavo e, a volte, dormivo sdraiato sull’erba tenera. I giorni trascorrevano lieti, le mie gambe mi sostenevano bene grazie alla muscola­tura sempre più solida.

Ricordo con profonda a­marezza una sera durante la quale ero di ritorno da una delle mie scorriban­de. Fui introdotto in un box a me estraneo nel quale ero solo, tristemen­te solo. Mia madre non c’era e con lei se n’era an­data la mia allegria di pu­ledro. Non la vidi più. Il mio morale era precipita­to in un abisso insormon­tabile: non mangiavo, i miei occhi erano coperti da un velo di tristezza che solo Clara sapeva cancellare. Lei mi curava, mi stava sempre accanto, a volte riusciva anche a farmi dimenticare la ma­linconia. Un po’ alla volta riuscii a distrarmi in qualche modo, così ripre­si le mie uscite quotidia­ne in paddock e tutto tornò come prima.

Ricordo che era una fre­sca mattina d’autunno quando un uomo di scu­deria mi prelevò dal box e mi legò ai ‘due venti’. Ero piuttosto agitato, non ve­devo Clara e sentirmi le­gato a quel modo mi infa­stidiva. L’uomo si avvi­cinò e appoggiò sul mio dorso quella cosa che sen­tivo chiamare ‘sella’ con estrema attenzione ai miei movimenti. Quando mi strinse il sottopancia die­tro agli arti anteriori mi sembrò di soffocare e scoppiai con tutta la mia potenza: mi buttai all’in­dietro, tirai con tutte le mie forze, le mie gambe scalpitavano sulla lastra di scivoloso cemento. Le catene legate ai due pali verticali cedettero, facen­domi cadere rovinosa­mente. L’uomo a quel punto cercò di placare il mio furore, ma inutilmen­te, perché cominciai a cor­rere trascinandomi dietro le catene. Riuscirono a prendermi circa due ore dopo, offrendomi un sec­chio d’avena alla quale non seppi resistere.

Il mattino seguente lasciai che mi mettessero la sella anche se ero molto teso. Quel giorno era presente anche Clara, e fu proprio lei che aprendomi la bocca mi mise l’imboccatura. E­ra una sensazione stranis­sima, mi sentivo intrappo­lato da tutte quelle fibbie, poi il morso d’acciaio in bocca non mi dava tregua, tirava continuamente co­stringendomi ad aprire la bocca dal dolore. Ero im­paurito e irrequieto anche quando, dopo avermi ‘la­vorato’ un’ora alla corda, provarono a montarmi. Sentendo il peso di un uo­mo su di me mi impennai bruscamente, in modo che il mio cavaliere non aves­se il tempo di reagire; su­bito dopo mi scatenai in una corsa frenetica inter­vallata da vertiginose sgroppate. Questa volta l’uomo non riuscì a rima­nere in equilibrio e cadde pesantemente a terra. Mi prese subito e rimontò in sella: io mi agitai al massi­mo, ma questa volta non riuscii a farlo cadere. Quel giorno lavorai come mai avevo fatto prima; galop­pai soprattutto su un ter­reno piano, dove avrei po­tuto dare il meglio di me. Mi allenarono ogni gior­no, la mia muscolatura e­ra ottima, le gambe non a­vrebbero potuto sostener­mi meglio: ero cresciuto. Montato adesso da un fantino più leggero del precedente correvo in pi­sta: i miei tempi erano molto buoni tanto che di­venni famoso in tutto il Paese sia per il mio ga­loppo sia per aver fatto cadere ripetute volte uno degli addestratori più abili del momento.

Clara mi era stata molto vicina, fino a che giunse il giorno del mio debutto in pista, una pista vera. Quella mattina, con gran­de fatica del mio fantino e degli uomini di scuderia, fui caricato sul van e tra­sportato in un grande ip­podromo, già colmo di ca­valli e spettatori. Mi intro­dussero in un box e Clara mi fece compagnia fino a che non mi sellarono.

Ero agitatissimo.

Da un altoparlante chiamarono i cavalli che avrebbero do­vuto partecipare alla com­petizione. Fra quei nomi si udì: “Exeption, montato

il J. Harrison ». Il cuore mi balzò in gola, come se avessi capito cosa stava per accadere. Fui condotto a mano dal mio allena­tore fino al cancelletto di partenza e, con una ten­sione indicibile, io e il mio fantino aspettammo il via. Venne dato il segnale di partenza e contempora­neamente sentii il frustino lacerarmi la pelle; preso da una foga irrefrenabile cominciai a correre come mai avevo fatto. Vedevo altri cavalli che come me galoppavano imprendibili e forse per questo aumen­tai la velocità. Udivo il battito regolare degli zoc­coli sul terreno erboso, il mio respiro era affannoso. Il mio fantino continuava a frustarmi ripetutamen­te, il morso d’acciaio

tirava ma io continuavo a correre come un automa. Ero in testa e sentii la gente urlare quasi impazzi­ta: avevo taglia­to il traguardo. Venni fermato faticosamente dal fantino che si era “attaccato” al filetto d’ac­ciaio. Clara mi corse incontro felicissima.

Presi parte a molte altre com­petizioni di quel genere e, mode­stamente, ero sempre in vetta alle classifiche. Poi arrivò la ga­ra più attesa, importante per me ma soprat­tutto per il mio team: il cavallo vincitore sareb­be stato il miglior galop­patore sotto i cinque anni d’età. Avrebbero parteci­pato i soggetti migliori degli ultimi tre anni, sicu­ramente difficili da batte­re. Il giorno precedente la gara ero stato trasportato in un ippodromo in Fran­cia. Piuttosto sereno, rite­nevo di possedere quella ‘marcia in più’ che mi a­vrebbe consentito di vin­cere. Ero un veterano, perché mi sarei dovuto preoccupare? Mentre ri­flettevo tranquillo nel mio box, vidi un uomo avvici­narsi molto cautamente, passando inosservato agli uomini di scuderia. Io al principio non vi feci mol­to caso, poiché ero abitua­to alla presenza umana. In quello stesso istante l’uomo sollevò la spranga di ferro della porta e avvi­cinando la mano al mio collo mi fece un’iniezione. Spaventato balzai all’in­dietro, mentre lui, come se nulla fosse accaduto, se ne andò furtivamente. Quando Clara arrivò per sellarmi vide che ero piut­tosto agitato, ma non se ne preoccupò, pensando che fosse normale prima della corsa. Cominciavo a sentirmi strano, sudavo. Fui accompagnato allora alla partenza: appena udi­to il via galoppai frenetica­mente ma gli altri cavalli mi superavano. La mia vi­sta s’appannò, tutto co­minciò a girare. La pista o­ra colava a picco, ora dive­niva un muro insormonta­bile. Sbandavo continua­mente. Il fantino percuote­va il mio corpo con violen­te frustate. Caddi pesante­mente al suolo. Ricordo di aver provato un forte do­lore all’anteriore destro. Lo muovevo a fatica. Ciò che vedevo e udivo era confuso, ovattato. Dormii a lungo. Mi svegliai sdraiato sulla soffice lettie­ra di truciolo. La mia gam­ba era fasciata. Accanto mi stava Clara, inginocchiata, e mi tranquillizzava acca­rezzandomi sul muso. Un mese dopo quel tragico avvenimento lei mi com­prò, per un motivo a me i­gnoto. Quel che ora so è che vivo in Inghilterra, do­ve sono nato, tra prati ver­dissimi coperti da un cielo sempre cupo. e tenebroso, come il mio carattere. A te­nermi compagnia c’è Ta­lier, un purosangue con al­le spalle il mio stesso pas­sato, che ha ancora tanta voglia di vivere e che con me adora galoppare nella brughiera nei giorni di vento, ricordando i tempi memorabili, i tempi vissuti come un divo.



Elisa

Maggio 1995 – Cavallo Magazine n. 102 Anno X

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sabato 9 giugno 2007, 1:08
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grazie arabetta nera, le cose che hai scritto sono bellissime. mi raccomando continuate a scrivere su questi magnifici animali, che richiedono tante attenzione, ma che poi ti ricambiano con un amore ed una fiducia incondizionate.

l' incontro dell' uomo con il cavallo, e del cavallo con l' uomo.
due intelligenze, due sensibilità, due esperienze
che unite creano energia vitale

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martedì 19 giugno 2007, 11:53
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purtroppo non ho contributi per questo topic. Mi dispiace. Ma scrivo ugualmente, perchè leggere alcuni pezzi, mi ha suscitato dentro tanto...mi trovo ad essere commossa, turbata, leggendovi. E vi ringrazio. E' molto bello, davvero.

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chi non ama il proprio cavallo non può ottenere grandi risultati (M.Robert)


mercoledì 20 giugno 2007, 16:24
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qua e là ho scovato qualche altra cosa. ditemi se vi piace... :D LASCIA CHE TI INSEGNI (ovvero una commovente poesia sui cavalli )

quando sei teso
lascia che ti insegni a rilassarti

quando sei nervoso ,
lascia che ti insegni a essere paziente

quando non vedi ,
lascia che ti insegni a vedere

quando sei impulsivo
lascia che ti insegni a riflettere

quando sei adirato
lascia che ti insegni ad essere sereno

quando ti senti superiore
lascia che ti insegni ad essere rispettoso

quando sei troppo assorto nei tuoi problemi
lascia che ti insegni a pensare a cose piu importanti

quando sei arrogante
lascia che ti insegni l umiltà

quando ti senti solo
lascia che sia io a portare il peso della tua solitudine

quando hai bisogno di imparare
lascia che sia io ad insegnarti

dopotutto , sono il tuo cavallo.

quando sei teso
lascia che ti insegni che c è una bestia pericolosa nel bosco , ed è meglio andarsene ADESSO

quando sei nervoso
lascia che ti insegni come corrermi dietro per un ora nel paddock prima di riuscire a prendermi

quando non vedi
lascia che ti insegni ad indovinare in quale punto del recinto di 40 ettari mi sto nascondendo

quando sei troppo impulsivo
lascia che ti insegni che gli erbivori sono molto piu veloci a dare calci degli onnivori

quando sei adirato
lascia che ti insegni come sono bravo a stare in equilibrio sui posteriori perchè oggi non mi va proprio di galoppare a mano destra

quando ti senti superiore
lascia che ti insegni che in linea di massima non sei altro che la mia donna delle pulizie

quando sei troppo assorto nei tuoi problemi
lascia che ti insegni ad essere attento
TI AVEVO DETTO CHE C ERA UNA BESTIA PERICOLOSA nel bosco !

quando sei arrogante
lascia che ti insegni cosa puo fare un cavallo da concorso di 600 chili che oggi non vede l ora che gli dai il "via!"

quando ti senti solo
lascia che ti faccia compagnia .Magari a pranzo
Anzi , anche a colazione e cena

quando sei stanco
lascia che ti ricordi le tonnellate di orzo che devi ancora scaricare

quando ti senti finanziariamente sicuro
lascia che ti insegni il significato di "cure veterinarie straordinarie"

quando hai bisogno di imparare
vieni da me , amico
Te la do io una lezione....

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venerdì 22 giugno 2007, 12:43
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LO SGUARDO DELLA FELICITA'

I tuoi occhi, sono limpidi come l’acqua,
quando mi guardi, e come se mi parlassi,
il tuo corpo, cosi tonico e potente,
sprigiona forza e amore,
con le tue prodezze,
mi ripaghi, delle mie fatiche,
tu, sei sempre, nei miei sogni,
ti vedo cavalcare il cielo e il mare,
leggera come una farfalla,
felice come non mai,
quando mi vedi,,
libera da timori, mi corri incontro
e quando arrivi a me,
io mi sveglio,
ma il tuo sguardo,
cosi fiero, e importante,
rimane impresso dentro di me.

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venerdì 22 giugno 2007, 12:44
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Il cavallo,

creatura quanto, meravigliosa quanto, indifesa

della terra tu appartieni,

con i tuoi occhi cosi limpidi e brillanti,

tu mi guardi, mi mordicchi e mi sorridi,

con le tue gesta cosi importanti,

a volte mi spaventi,

il portamento potente ma leggero,

quando corri, sembra quasi che tu non tocchi,

con quei guizzi all'improvviso,

le sgroppate e l'impennate

ti diverti e te la ridi

nel tuo dire e nel tuo fare, mi sospetti, ma ti affidi

ai comandi tu rispondi,

anche solo per una pacca come premio,

ma il biscotto io ti cedo.

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venerdì 22 giugno 2007, 12:46
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Il cavallino è birichino, dolce biscottino,

la bambina è piccinina, ma svelta come una gattina,

è allegra come una streghetta,

lui è amoroso e affettuoso,

sono una coppia perfetta,

si vogliono bene, come non so che

quando saltano, sembra quasi, che galleggiano nell'aria,

sono due piccirulli, che non sanno, quello che gli aspetta,

son cosi bellini, che gli scambiano per uccellini.




O cavallina veloce e spensierata
tu corri lungo i sentieri del tempo
veloce come una pantera
leggera come una farfalla
felice come un uccellino in primavera
con il tuo mantello cosi luccicante
brilli come una stella nel cielo
con il tuo sguardo cosi furbetto
entri dentro di me
la tua spavalderia
per niente mi intimorisce
il solo pensarti mi rasserena
le tue sfide per me sono giochi
i tuoi pensieri sono come delle novelle
le tue mosse i tuoi nitriti
le sgroppate e quei guizzi improvvisi
sono il segno della vita che c’è in te.

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venerdì 22 giugno 2007, 12:49
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ditemi se vi sono piaciute, e soprattutto mettene altre!!!!!!!! kisses :D :) 8) :P :wink: :o

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venerdì 22 giugno 2007, 12:50
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wow!!! sono davvero stupende!!!

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domenica 24 giugno 2007, 12:43
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si anche a me piacciono da morire. per il momento sono sotto esami :cry: ( fatemi gli auguri!!!!!!) e non posso stare molto al computer, ma appena finisco vi prometto che mi sbizzarrisco!! :P a presto

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domenica 24 giugno 2007, 19:15
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Mi manca,
il collo imponente
grande
a cui appoggiarsi e sognare..
il suo carattere prepotente..
Il pelo lungo,morbido caldo profumato di fieno
..gli occhi grandi,fedeli,amici che ti fissano sempre…
Le passeggiate lungo la spiaggia solo io e lei…
le corse,le galoppate,i pianti, le risate..
amore mia cara amica sei…
le nuotate e convincerti ad entrare nel mare…
il mare blu,profondo…
No! Lascia che io mi aggrappi alla tua criniera non voglio
affogare…
il mare salato che delle volte bruciava le nostre ferite…
sempre insieme,sempre ..
impennate,calci,morsi..
sgroppate…
calma niente più corde, sella ,finimenti…
solo noi due, solo sentimenti!
Amore.. quanto ho sofferto..
Dolore.. perché non possiamo stare insieme
E tu di notte alzi il capo e guardi il mare e anche io ti penso..
Io , te, il nostro mare, la nostra terra calda..
Il ritmo veloce,regolare ..galoppare!
Il tuo scalpitare nervoso e la tua calma assoluta..
Non mi scordare io continuerò ad amare…
Amicizia fedele…
La nostra lingua.. solo noi la comprendiamo..
Un occhiata un rampata un cenno e via…
A pelo sul nostro mare!


bellissima e... tristissima, vero?

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venerdì 29 giugno 2007, 13:18
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bellissima!!!! dai, continua!! ma dove li trovi? adesso provo a cercare ank'io

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Ronza.
Parla la lingua di quelle contrade glaciali dove le persone decedono invece di morire, dove le mogli sono consorti ed i mariti coniugi, dove il dolore prova ma non sconvolge.
Parla la lingua tirata a lucido di quei registri dove si appendono i nomi infondo ai cognomi, i quali diventano numeri di matricola quando le cose si mettono male.


venerdì 29 giugno 2007, 22:35
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Località: Lazio
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bellissima!! :cry:

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Ridatemi la Mia stella!


venerdì 29 giugno 2007, 22:38
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come mi ci rivedo, togliendo il mare...
bellissima
:cry: :cry: :cry: :cry:


venerdì 29 giugno 2007, 22:50
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