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 leggende sui cavalli 
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scusami....non ti volevo rubare la tua discussione...
sorry[:o)]

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Virgilius..a little bastard!!


sabato 18 giugno 2005, 8:18
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ne ho un'altra...
a me piacciono ste storie
....
Pegaso era il cavallo alato famoso grazie alla sua associazione con l'eroe greco Bellerofonte. Il modo in cui questo cavallo venne alla luce è, a dir poco insolito. Sua madre era Medusa , la Gorgone famosa in gioventù per la sua bellezza , in particolare per le chiome fluenti. Fu avvicinata da molti pretendenti , ma quello che la fece sua fu Poseidone, che è sia il dio del mare che quello dei cavalli. Sfortunatamente la seduzione ebbe luogo nel tempio di Atena. Furibonda per l'oltraggio subìto dal suo tempio, la dea Atena trasformò Medusa in un mostro con la testa ricoperta di serpenti e il cui sguardo poteva mutare gli uomini in pietre. Quando Perseo decapitò Medusa, Pegaso e il guerriero Crisaore uscirono dal suo corpo come da una sorgente. Il nome Pegaso viene dalla parola greca pegai, che significa "sorgenti" o "acque". Il nome Crisaore significa " spada dorata", a descrizione dell'arma che aveva in mano al momento della nascita. Il ruolo di Crisaore nella storia di Pegaso si limita a questo: più tardi divenne padre di Gerione, il mostro con tre corpi che Eracle uccise. Non casualmente Pegaso nasce dalla Gorgone, che altro non è se non l'immagine data dagli Elleni alla dea libica Neith, alla Grande Madre. Quanto al cavallo, originariamente era un animale ctonio associato con la Grande Madre: sorgeva dalle viscere della terra o dagli abissi del mare. Figlio della notte, era come la Grande Dea portatore di vita e morte, legato all'acqua di cui conosceva i cammini sotterranei: per questo motivo aveva tradizionalmente il dono di far scaturire sorgenti con un colpo del suo zoccolo. Successivamente con l'avvento della religione patriarcale indoeuropea, venne associato a Poseidone. Si nota come la leggenda della nascita di Pegaso da Medusa, fecondata da Poseidone, ricorda pur con molte differenze, quella dello stesso dio che genera Arione in Demetra, trasformatasi non casualmente in una giumenta: "Ambedue i miti descrivono come gli Elleni devoti a Poseidone sposassero a forza le sacerdotesse della Luna senza lasciarsi impaurire dalle loro maschere di Medusa, e assumessero il controllo dei riti propiziatori di pioggia e del culto del cavallo sacro". Per questo motivo si narrava che il primo cavallo fosse stato creato da Poseidone quando, in gara con Atena per il possesso dell'Attica, lo aveva fatto scaturire dalla terra. E non a caso si favoleggiava che Pegaso balzato dal collo di Medusa, si era abbeverato alla fonte Pirene, sulla strada che conduceva al santuario di Poseidone. Poi era volato sul monte Elicona, dove con un colpo dello zoccolo lunato aveva fatto scaturire Ippocrene, "la sorgente del cavallo", alla quale le muse si dissetavano nutrendo la loro ispirazione per poi volare alla volta dell'Olimpo cantando con voce sublime. Sicchè, Pegaso, che aveva fatto sgorgare la sorgente delle Muse, diventò l'emblema dell'immaginazione creatrice, del furore poetico. Un giorno Bellerofonte trovò Pegaso che si stava abbeverando lo ammansì con una briglia dorata datagli da Atena, Bellerofonte aveva bisogno di quella creatura alata per compiere un impresa disperata. Il giovane figlio di Glauco aveva ucciso accidentalmente un uomo la cui identità varia secondo le versioni del mito; alcuni dicono che si trattasse di suo fratello, a causa di quel delitto era stato costretto a lasciare la città e a recarsi a Corinto dove il Re Preto lo aveva ritualmente purificato. Sfortunatamente la moglie del re, Antea, s'innamorò di Bellerofonte che per gratitudine e rispetto ne rifiutò le profferte. Questa per vendicarsi accusò Bellerofonte di aver tentato di violentarla il Re Preto si liberò dell'ospite ( che come tale non avrebbe potuto uccidere) mandandolo dal proprio suocero Iobate Re della Licia, perché questi lo facesse morire. Iobate, non volendo a sua volta violare le leggi dell'ospitalità, espose Bellerofonte a grandi rischi, lo mandò a combattere contro le Amazzoni ed altri guerrieri formidabili, e poi anche contro la Chimera, un essere mostruoso, leone nella parte anteriore, drago nella posteriore e con una testa caprina che sputava fiamme. Quel mostro, generato da Tifone e da Echidna, devastava il paese e razziava il bestiame. Cavalcando Pegaso, Bellerofonte riuscì a scovare la Chimera e dopo averla ferita con le sue frecce, le conficcò fra le mascelle un pezzo di piombo che, fuso dall'alito rovente, scese nello stomaco uccidendola. La Chimera, era il simbolo del calendario arcaico dell'anno tripartito, sacro alla Mater Magna pre-ellenica : il leone rappresentava la primavera, la capra l'autunno, il serpente l'inverno. Iobate, deluso dal suo ritorno, lo mandò a combattere contro i bellicosi Solimi : Bellerofonte li sconfisse volando col suo magico cavallo da cui lasciava cadere dei massi sulle loro teste. Il Re preoccupato, decise di farlo uccidere in un agguato dai suoi uomini più valorosi, ma l'invincibile Bellerofonte riuscì a salvarsi massacrando gli assalitori. A quel punto Iobate, cominciando a sospettare che il giovane fosse innocente e protetto dagli dei, decise di raccontargli ciò che gli aveva detto suo suocero. Fu soltanto allora che Bellerofonte gli confidò la triste storia; e il sovrano, saputa finalmente la verità gli concesse in sposa la figlia Filino e nominandolo erede al trono di Licia. Tutti quei successi avevano talmente esaltato il giovane che un giorno decise di volare sull'Olimpo con l'alato cavallo, quasi fosse un immortale. Zeus mandò allora un tafano che punse Pegaso facendolo sgroppare in modo da disarcionare Bellerofonte, il quale cadde ingloriosamente in un roveto. Da quel momento l'incauto giovane vagò sulla terra, zoppo, cieco, solo e maledetto, evitando le strade battute dagli uomini, finché la morte lo colse. Quanto a Pegaso, riuscì a raggiungere l'Olimpo dove Zeus l'accolse alloggiandolo nelle antiche stalle del monte. Da quel giorno si servì di lui per trasportare le folgori forgiate dai Ciclopi. Infine, per ricordarne la funzione, lo volle immortalare nel firmamento.

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sabato 18 giugno 2005, 10:11
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Io sono figlio del Sole.

Siedo su un Cavallo Turchese

In corrispondenza del varco del cielo.

Il mio cavallo avanza su zoccoli terrificanti

E si erge sul cerchio esterno dell’arcobaleno

Con un raggio di sole in bocca

A fargli da briglia.

Il mio cavallo gira intorno a tutti i popoli della Terra.

Oggi cavalco sulla sua ampia groppa

Ed egli è mio.

Domani apparterrà ad un altro.

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Questi versi li dedico a mia Sorella, per il suo compleanno.


sabato 18 giugno 2005, 11:50
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Grazie
Sei riuscito a commuovere tua Sorella

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domenica 19 giugno 2005, 15:17
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Ogni lacrima di gioia è una perla che conservo con tutta la cura e l'attenzione del mondo.


domenica 19 giugno 2005, 22:24
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....non mi fate commuovere........sono una ragazza sensibile...
sigh.....
[:(]

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lunedì 20 giugno 2005, 13:25
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questa è un'altra leggenda,sulla nascita di una delle cinque "correnti di sangue" dei Purosangue arabi
Famiglia Kouhaylan Adjouz (viene dalla parola Khol che designa l’antimonio usato per colorare gli occhi di nero, sia dalle donne che dagli uomini). Adjouz significa invece semplicemente ‘vecchia’, e a questo proposito si narra un’antica leggenda, che mi pare degna di essere riportata.
Un cavaliere, inseguito dai suoi nemici, si vide costretto ad arrestare la propria fuga a causa della cavalla che montava, che si trovava nella necessità di partorire. Fortuna volle che egli incontrasse sui suo cammino una vecchia donna, per cui -- fermatosi il tempo strettamente necessario al parto -- egli lasciò a questa il puledro che ne era nato, riprendendo subito dopo la sua corsa precipitosa. Appena giunto in territorio sicuro, sostò per riposare se stesso e la sfinita cavalcatura; grande fu la sua sorpresa e commozione nel vedere giungere di lì a poco il puledro, che, sfuggito alla custodia della vecchia, si era gettato all’inseguimento della madre. Questo puledro, ovviamente nero, fu chiamato EI Koheil El Adjouz, cioè -- più o meno -- “Il nero della vecchia, e fu lui che diede origine alla famiglia così chiamata ancor oggi.

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lunedì 20 giugno 2005, 16:07
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...la leggenda delle cinque giumente preferite da Maometo

Racconta la leggenda di come il Profeta fece una scelta fra un centinaio di giumente fatte assetare per alcuni giorni; poi, al momento dell'abbeverata, suonò il richiamo di adunata. Solo cinque di queste fattrici risposero al richiamo, Maometto le benedì, le battezzò ciascuna con un nome e queste cavalle furono considerate le capostipiti dalle quali ebbero origine tutti i cavalli arabi puri

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lunedì 20 giugno 2005, 16:23
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qualcuna qui ha il cuore arabo...
[;)]

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lunedì 20 giugno 2005, 18:15
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Dici????[:D][:D][:D][:D][:D][:D][:D][:D]

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lunedì 20 giugno 2005, 23:44
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I due cavalli
Due cavalli tiravano ognuno il proprio carro. Il primo cavallo non si fermava mai; ma l'altro sostava di continuo. Allora tutto il carico viene messo sul primo carro. Il cavallo che era dietro e che ormai tirava un carro vuoto, disse sentenzioso al compagno: - Vedi? Tu fatichi e sudi! Ma più ti sforzerai, più ti faranno faticare -. Quando arrivarono a destinazione, il padrone si disse: - Perché devo mantenere due cavalli! Mentre uno solo basta a trasportare i miei carichi? Meglio sarà nutrir bene l'uno, e ammazzare l'altro; ci guadagnerò almeno la pelle del cavallo ucciso! -.
E così fece.

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venerdì 24 giugno 2005, 14:30
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Ad un contadino era fuggito il proprio cavallo e la sera stessa i suoi vicini si erano riuniti per commiserarlo per ciò che era considerata una malasorte.
Egli disse "Può darsi".
Il giorno dopo il cavallo ritornò ma portando con sè sei cavalli selvaggi ed i vicini arrivarono acclamando una simile buona sorte.
Egli disse "Può darsi".
Il giorno dopo suo figlio cercò di sellare uno dei cavalli selvaggi ma fu disarcionato e si ruppe una gamba. Ancora i vicini vennero ad offrire la loro partecipazione affettuosa alla malasorte.
Egli disse "Può darsi".
Il giorno dopo gli ufficiali incaricati della coscrizione vennero al villaggio per scegliere i giovani da mandare sotto le armi ma a causa della gamba rotta il figlio del contadino non venne preso. Quando i vicini vennero per esprimere quanto fortunatamente fossero andate le cose egli disse ancora "Può darsi".

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venerdì 24 giugno 2005, 15:23
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Iscritto il: martedì 24 gennaio 2006, 16:49
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“Quando Dio decise di creare
il cavallo disse al vento del sud
“Condensati! Voglio farti
diventare una creatura”
Il vento obbedì.
L’arcangelo Gabriele prese una
manciata di quella materia e
la presentò a Dio che creò un baio scuro,
dicendo: “ti chiamerò cavallo,
ti farò arabo e ti darò il colore castano
della formica; ho appeso
la felicità al ciuffo che ti ricade
sugli occhi. Sarai signore degli animali,
gli uomini ti seguiranno ovunque andrai:
sarai abile nell’inseguimento
e nella fuga; sulla tua schiena
ci saranno ricchezze e per tua mediazione
arriverà la fortuna.”
Poi pose sul cavallo il segno della gloria:
una stella bianca in mezzo alla fronte.

Nessuno spirito del male potrà entrare nella tenda dov’è tenuto un Purosangue Arabo."


giovedì 25 maggio 2006, 17:01
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Iscritto il: lunedì 20 marzo 2006, 20:30
Messaggi: 1838
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bellissime tutte!
ancoooooraaaaaaaaaaaa!!!


giovedì 25 maggio 2006, 17:19
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Iscritto il: mercoledì 8 febbraio 2006, 21:24
Messaggi: 416
Località: Lombardia
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Silvi@ ha scritto:


BUCEFALO
Si narra dunque che un giorno un tessalo di nome Fìlonico portasse a Filippo uno splendido cavallo proponendogli di acquistare per il prezzo di tredici talenti. Esitò il monarca di fronte a questa cifra esorbitante e chiese all'uomo che il cavallo venisse provato.

Ma lo stallone non si lasciò montare da nessuno:

allora Alessandro, giovanissimo, appena quindicenne, chiese il permesso di tentare. Avendo notato che il cavallo si spaventava alla vista della sua ombra, il ragazzo lo volse con il muso verso il sole e poi, rapido e leggero, gli balzò in groppa:

quindi, un po' trattenendolo, un po' dandogli redini, tra lo stupore generale, riusci dove gli altri avevano fallito.

Bucefalo divenne cosi il cavallo da combattimento preferito dell'eroe e, dopo aver portato di battaglia in battaglia e di vittoria in vittoria il suo padrone dalla Macedonia all'Himalaya, mori in combattimento.

Alessandro pianse il fedele compagno di tante battaglie, gli rese solenni onori funebri, gli innalzò statue in Grecia e fondò oltre l'Indo, sul lontano Idaspe, una città che ne perpetuasse nel nome il ricordo: Bucefalia.

Chissà dunque che l'incisore di questa tetradraema non abbia voluto, per far cosa grata al suo re, ritrarre sotto le spoglie ufficiali dell'efebo vincitore di Olimpia, un episodio che aveva riempito d'orgoglio paterno Filippo e che suonava, in quel momento glorioso per la Macedonia, quasi un presentimento del suo futuro destino.




il mio buc !!!!!eh eh..tutti i bucefal sono dei grandi..modestamente..![:305][:305]

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BUC THE BEST!!! =p


giovedì 25 maggio 2006, 22:27
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