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 PARLIAMO DI ASSETTO.... 
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Ti mando un pm per non infestare il topic.


lunedì 30 aprile 2007, 16:06
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Sono un po' alieno qui, infatti non faccio MW, ma sono altrettanto alieno nelle sezioni "inglesi"... come monto, o meglio, come vorrei imparare a montare? Con un assetto "a-la-bride", ossia quello giusto per selle poco usate e poco conosciute, ma penso più vicine alle western che le selle inglesi: con quelle tipo McClellan o Portoguesa.

Perchè? Perchè, nonostante la vetusta età (sono estremamente simili ad alcune selle medioevali...) a detta di molti sono uno dei migliori compromessi possibili nell'innaturale cosa che consiste nel montare sulla schiena di un animale che solo per un fortunato caso dell'evoluzione ce lo permette. Selle fatte per cavalcare ore e ore, mantenendo un contatto continuo con la schiena del cavallo e dando alla schiena del cavallo tutta l'aria possibile.

Dietro consiglio di HC, Homocaballus (lo conoscete?), ho letto un libro medioevale sconosciuto e interessantissimo: Bem Cavalgar, del re portoghese Dom Duarte, precedente la nascita dell'alta scuola napoletana e orientato quindi all'equitazione da caccia e da guerra VERE, senza abbellimenti e senza fronzoli. Un interessante capitolo classifica gli assetti possibili in cinque categorie base, da cui, a dire dell'autore, derivano tutte le varianti... un gruppo, da usarsi con la sella Bravante, tipo McClellan, è a gambe estese (tipo dressage), con tre sottocategorie; un altro, a gambe flesse, da usarsi con le selle tipo Gineta; un terzo, con tre sottocategorie, da usarsi per la monta a pelo.

Pensate che possa interessarvi?

Andando a trovare personalmente HC in Spagna e facendo un po' il turista, mi sono imbattuto, a Antequera, in questa statua equestre; notate l'assetto, realistico ma "alieno".

Immagine

Quella è una sella tipo Bravante. Notate quanto il cavaliere sia vicinissimo alla schiena del cavallo, e quanto la sella sia piccola e corta. Il lungo pomolo anteriore è ovviamente scomparso dalla McClellan attuale, ma per il resto... vedete quanto è simile?

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Sbagliando s'impara: in genere, si impara lo sbaglio.
Qualche mago della logica dice: "Se mi contraddici non puoi aver ragione, perchè se tu avessi ragione io avrei torto, e questo è assolutamente impossibile"


sabato 12 maggio 2007, 10:46
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scusami ma non capisco cosa intendi con "alieno" :oops:


sabato 12 maggio 2007, 10:53
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Bè, se uno nè monta western, nè inglese... come vuoi che si senta, in un forum equestre "normale"? :wink:

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sabato 12 maggio 2007, 15:00
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Caro Alex, io sono arrivato alla western dopo un'esperienza da ostacolista, ed in seguito, dopo un periodo di pratica della scuola spagnola, montando proprio con le selle spagnole e portoghesi (a mio parere è preferibile la portoghese per struttura e bilanciamento). La sella western, nella sua versione californiana, ha un'impressionante somiglianza con la portoghese, e ciò non deve stupire se s pensa che l'equitazione western è figlia, in alcuni casi nobile figlia, della scuola iberica (iberica in senso largo!!)

Posso dirti che il tipo di assetto che cerchi è tipico di tutte le scuole classiche, prova ne sia che Mazzoleni, dal mio punto di vista uno spunto fondamentale per l'evoluzione di ogni cavaliere, non distinguendo tra le diverse tipologie di sella, propone un metodo di lavoro su selle da dressage del tutto simile a quello che si incontra nel western ben fatto, nel dressage ben fatto, neklla doma vaquera ben fatta.

Indipendentemente dal tipo di sella, che può essere più o meno adatta al cavallo ed al lavoro che svolgiamo, ci sono motivazioni posturali e dinamiche che meritano attenzione nello studio dell'assetto.

Se non lo conosci ancora, ti invito a leggere "Equitare con Sentimento" di G. Mazzoleni. Sono sicuro che sarà una lettura interessante. :)


lunedì 14 maggio 2007, 9:38
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Conosco Mazzoleni, ma soprattutto ho un paio di amici entusiasti che hanno fatto un discreto percorso formativo com Mazzoleni e non vedono l'ora di coinvolgermi. Io resisto un po'; c'è qualche problema di fondo, difficile da spiegare in poche parole, che mi crea un pregiudizio tale da impedirmi di "credere" a tutto quello che Mazzoleni dice. E demoralizzato da questo pregiudizio, mi accorgo che leggo Mazzoleni "cercando l'errore" piuttosto che "cercando la cosa giusta"...

Ma "Equitare con sentimento", che conosco di fama, devo proprio leggerlo!

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lunedì 14 maggio 2007, 17:30
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Conosco lui ed il figlio, e vedendolo con il piglio critico di un tecnico, direi che ha tutte le credenziali necessarie, e soprattutto, è in linea con tutto quanto di buono nella tecnica equestre ho incontrato.


lunedì 14 maggio 2007, 17:48
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Anch'io li conosco personalmente, anche se ho visto all'opera (pochi minuti, e solo come istruttore in uno stage di base) solo il figlio.

Collegando il discorso con il tema del topic, l'assetto, io ho l'impressione che come in molti altri aspetti dell'equitazione vi siano due obiettivi di fondo nella tecnica equestre: primo, ridurre al minimo possibile il danno potenziale che quella cosa totalmente innaturale, che è montare sulla schiena del cavallo, può causare con grande facilità (ferma restando, come premessa, la scelta di una sella "meno peggiore possible"); secondo, assicurare un controllo fine del comportamento motorio del cavallo.

Ora, la mia equitazione ideale è quella in cui il cavaliere monta un cavallo che sviluppa uno schema motorio "identico a quello che svilupperebbe senza cavaliere", per così dire. In cui il cavaliere suggerisce, e il cavallo esegue senza essere guidato, sostenuto, controllato. Certo, lo squilibrio del carico e l'eccesso di peso localizzato in un punto della colonna vertebrale implica che il cavallo, per sviluppare lo stesso repertorio motorio "naturale", debba essere allenato e preparato fisicamente; ma il mio ideale non è il movimento stilizzato del cavallo da dressage, in cui gli schemi motori naturali, ma straordinari, sono prolungati per decine di minuti, quando in natura compaiono per tempi brevissimi. In Mazzoleni trovo un certo "amore per il classico", e so che la cultura classica sette-ottocentesca aveva un profondo pregiudizio negativo per la natura e la naturalità, fino a vederla "spiacevole e imperfetta". Basta vedere i "giardini all'italiana", in cui tutto è progettato per dire: questo non è natura selvaggia, questo non è un ambiente "selvatico", questa non è una foresta; questo è un capolavoro della mente umana. Io per vari anni ho sperimentato e promosso il "giardino naturale", che è assolutamente l'opposto.

Ecco, non so se mi sono spiegato... questa antipatica sensazione l'ho avvertita molto forte in quello che ho letto di Mazzoleni, ossia i primi tre libretti (fino al passo) della serie che sta pubblicando. Beninteso, non è una critica; è solo una mancanza di sintonia con il mio personale "stile" nel vedere la natura. Eppure mi rendo conto che in un modoo nell'altro devo fare il "grande passo" di studiare a fondo la tecnica; ne va del benessere del cavallo che monto.

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lunedì 14 maggio 2007, 22:22
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Comprendo il tuo discorso, ma ti propongo un paragone differente.

Io ho studiato e praticato arti marziali per tutta la mia vita, e posso dirti per certo che dietro all'armonia dei movimenti e dei gesti c'è uno studio lunghissimo, meccanico ed assolutamente innaturale.

Immaginando un cavallo come un atleta, chiedergli lavoro, con coscienza, attenzione e competenza, significa aiutarlo a ritrovare la sua naturalità motoria anche in una condizione che naturale non è, con il cavaliere sulla schiena.

Il solo fatto di portare il peso del cavaliere ci deve segnalare il fatto che il nostro fine deve essere qello di sviluppare la sua muscolatura in modo tale che quel peso possa essere sopportato agevolmente, condizionando il meno possibile l'equimozione.

E' in quest'ottica che si parla di "coincidenza" dei baricentri, che è un lavoro mutuo tra cavallo e cavaliere. Il lavoro ha sempre una componente, di solito temporalmente importante, in cui l'armonia lascia il posto ad una meccanica costanza.


martedì 15 maggio 2007, 8:47
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Grazie Nicola.

Puoi suggerirci qualche esercizio - meglio se può essere fatto per conto proprio - per migliorare l'assetto? Io ho trovato un giovamento notevole con l'uso della capezzina Parelli, ma ancora di più con l'uso di una redine singola. Ma non mi azzarderei a dire che ho ancora un buon assetto... semplicemente, non mi aggrappo più sulle redini, e ne sono già contento...

Inoltre vorrei che tu ci dicessi come verificare se il nostro assetto, una volta che si avvicina a quello giusto come angoli e linee, è anche elastico e rilassato. Molti avranno constatato che più ci si sforza di avere un determinato assetto "non ancora spontaneo", più ci si irrigidisce...

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mercoledì 16 maggio 2007, 7:43
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Due proposte elementari e tuttavia, a mio parere, sempre valide sono quelle di lavorare un poco senza staffe e senza redini, possibilmente con qualcuno che ci aiuti facendo muovere il cavallo alla corda. In questo senso, sicuri che il cavallo è gestito da qualcun altro, sarebbe importante chiudere gli occhi, e verificare se la nostra sensazione è di pacevolezza e di disagio.

Le mani sono, in gergo tecnico, un "aiuto", e non dovrebbero mai intervenire od essere condizionanti nelle dinamiche dell'assetto.

Altra proposta interessante e a cui tengo molto è il lavoro a pelo. Di sicuro deve essere breve, ma ci farà rendere conto di come sia inutile e controproducente, ad esempio, stringere le gambe per stabilizzarsi, e quanto, nei fatti sia varia e multidirezionale la dinamica del cavallo.


mercoledì 16 maggio 2007, 8:40
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.... anch'io trovo utilissimo il lavoro senza staffe aiuta tantissimo a far scendere le gambe e a seguire i movimenti del cavallo .... purtroppo a pelo non riesco vista l'esuberanza del mio Saib ... ma mi piacerebbe moltissimo!


mercoledì 16 maggio 2007, 11:13
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Ancora due domande (ne ho fino a esaurimento della tua pazienza...):


1. la posizione del bacino (mettendosi bene d'accordo su cosa significa inclinazione in avanti o indietro :wink:... se non ho capito male, Mazzoleni suggerisce una posizione un po' diversa da quella che mi ha suggerito, ad esempio, HC, più adatta alle selle tipo McClellan o addirittura a quella che lui ha definito "la roll-roice delle selle, la Malibaud Ecuyer, che mi ha VIVAMENTE sconsigliato in quanto adatta solo a cavalieri di alto livello; ma forse ho equivocato)

2. l'assetto nella monta a pelo (soprattutto riguardo al fatto se le gambe,. e le caviglie, debbano o no essere rilassate, cosa che comporta che la punta dei piedi prenda una posizione diversa, e del bacino)

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mercoledì 16 maggio 2007, 12:02
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Allora, nell'ordine.

1 - La posizione del bacino varia ovviamente a seconda del lavoro che svolgiamo, ma dovrebbe essere tendenzialmente in posizione di retroversione, per intenderci una posizione che NON esalti la lordosi naturale della schiena, ma che ne riduca lievemente la curva. Solo in alcuni specifici casi la postura del bacino può cambiare per ragioni addestrative specifiche.

2 - La questione della punta dei piedi è un argomento importantissimo e spesso frainteso. La staffa, se si è in sella, non porta, o meglio non dovrebbe portare, più del peso proprio del piede. Solo nel caso di un lavoro in sospensione il peso viene scaricato sulle staffe, oppure, come sempre, per ragioni addestrative.
Se quindi partiamo dal presupposto che il piede nella staffa è rilassato, e il tallone scende per pura gravità, se siamo a pelo, il piede, sempre rilassato, lascerà scendere la punta verso il basso. Tenere la punta sollevata ingenererebbe una tensione in tutta la nostra gamba, assolutamente da evitare.

Per verificare proprio il giusto relax del piede e dell'articolazione della caviglia, un noto trainer durante i clinics compie una mobilizzazione delle caviglie dei cavalieri per indurre la comprensione di quanto poco "peso" debba gravare sulle staffe.


mercoledì 16 maggio 2007, 12:43
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Questo potrebbe essere un esempio di quanto dicevo

Immagine


mercoledì 16 maggio 2007, 12:52
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