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 Primo errore, secondo errore... 
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Intanto grazie a tutti gli intervenuti: sono molto soddisfatto di aver pescato un argomento interessante! :D

Per quanto riguarda il problema dell'errore in fase di apprendimento di qualcosa di nuovo, rispetto all'errore in qualcosa che il cavallo dovrebbe già conoscere, mi viene in mente che la gran parte dell'apprendimento sfrutta il meccanismo che in inglese si chiama "try and learn" (prova e impara), e che in italiano viene invece indicato come "per tentativi ed errori".

Penso che un approfondimento di questo importantissimo meccanismo naturale di apprendimento sia opportuno e interessante (se non ne avete già parlato). Uno dei miei addestratori preferiti (giudicando da quello che scrivono) è Mark Rashid, fautore dell'idea della cosiddetta "leadership passiva" e accanito sostenitore dell'importanza di riconoscere il "try", il tentativo, e di non scoraggiare mai il cavallo a "provarci". Ma penso ne parleremo altrove... scusate il mezzo OT e continuate pure la discussione! :D

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Sbagliando s'impara: in genere, si impara lo sbaglio.
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martedì 5 giugno 2007, 15:30
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Nicola ha scritto:
Riguardo la prima tua risposta, senza considerare lo stress fisico che imponi al cavallo che a questo punto dovrà fare molti più percorsi di quelli programmati, a discapito spesso della sua integrità fisica, mi chiedo quanto possa durare tutto questo processo.

Il lavoro, se è lavoro, non dovrebbe essere protratto mai oltre l'ora, tutto compreso. E non c'entra nulla il tipo di lavoro.

Può essere di certo ridotto a meno, ma se è aumentato, diventa null'altro che una vessazione.


[color=blue][b]- non parlavo di un percorso.. ma dell'ostinazione di un cavallo nel rifiutare un solo ostacolo. questo vuol dire che non è che per ogni tentativo di fargli fare quell'ostacolo mi rifaccio tutto il percorso, mi concentro su quello. dopo al massimo ne faccio due/tre (quello compreso) di fila e poi basta.
- il lavoro è lavoro,è vero, ma il lavoro se permetti a qualcosa è destinato... e se quello che mi interessa è avere un cavallo pronto ad affrontare uno sforzo maggiore a quello della semplice ora in maneggio capirai che dovrò prepararlo a questo, e non rischiare di farlo fuori in una volta sola per mancanza di fiato,muscolatura,forza (ecc..) solo per non superare a casa i 60 minuti.
aggiungo in fine che logicamente non è un lavoro da fare tutti i giorni.. ma da alternare ad altre sessioni di lavoro di durata e impegno minore.
spero di essere stata abbastanza chiara. :wink: [/b][/color]

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martedì 5 giugno 2007, 21:59
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La mia domanda è.....A parte endurance, cross e turismo equestre, che notoriamente si svolgono in campagna, quale altra attività equestre dovrebbe aver bisogno di un lavoro prolungato oltre l'ora?


mercoledì 6 giugno 2007, 9:19
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Nicola ha scritto:
La mia domanda è.....A parte endurance, cross e turismo equestre, che notoriamente si svolgono in campagna, quale altra attività equestre dovrebbe aver bisogno di un lavoro prolungato oltre l'ora?


[color=blue][b]mmmm.... non ti era chiaro forse che se parlo così è perchè magari è proprio per una di queste discipline che lavoriamo?? :wink:
io non volevo fare esempi personali perchè poi magari sarebbe stato detto "il tuo è un caso", ma penso che anche per altri in fondo è così.
La mia puledra, 5 anni ormai cavalla da completo a tutti gli effetti.
lavora più o meno tutti i giorni (dopo una gara le aspettano 2/3 giorni di relax).
Oltre al solito lavoro in campo, quindi lavoro in piano e ostacoli (e già qui si può fare riferimento al discorso sul rifiuto) , si aggiunge anche il cross che, anche se svolto in campagna, porta i suoi rifiuti su quei bei tronchetti..per non parlare dell'entrata in acqua.. capirai che come gli faccio saltare a "tutti i costi" un verticale in campo, farò lo stesso con i tronchetti o simili... dovrò prepararla prima di andare in gara? o è meglio fargli fare quello che vuole a casa per poi avere un eliminazione certa in gara?
logicamente per affrontare un percorso di cross (attualmente fa le 2, che sono quasi 2Km) , anche ad una certa velocità dovrà avere fiato a sufficienza, per questo, oltre a tutto quello elencato sopra, si aggiunge il lavoro in pista.
Qui da noi spesso e volentieri i completi si svolgono in una giornata sola.. ti faccio un esempio..
prima prova dressage.. la cavalla è giovane arriva in un posto nuovo e non fa altro che guardarsi in torno e giocare.. trotta che sembra un carretto, l'attenzione è da ricercare questo vuol dire campo prova minimo mezz'ora prima della ripresa.. aspetti il tuo turno, ripresa.
Subito in campo prova S.O. la cavalla ha già lavorato molto in piano..cominci a saltare.. aspetti il tuo turno,percorso.
Poi,è vero hai quelle 2/3 ore di pausa per far riposare il cavallo ma poi ti aspetta il campo prova cross e il percorso.
Una giornata del genere porterà pure stress per il cavallo, se poi lo vogliamo anche aggiungere alla mancata preparazione fisica, tanto vale scriversi "assassino" sulla fronte e via...
Aggiungo in fine che non siamo degli incoscienti, sappiamo quello che facciamo.
le condizioni di salute della cavalla ce lo permettono e stai sicuro che al minimo accenno di problema fisico la cavalla viene visitata a dovere e anche messa in pausa se serve.

So di essermi dilungata abbastanza, ma spero che così (finalmente) capirai. :wink: [/b][/color]

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mercoledì 6 giugno 2007, 10:33
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Due domande.....

1 - 2 km di cross, anche fatti piano, a 250 mt/minuto, meno della velocità di un maratoneta uomo, durerebbero 10 minuti in tutto. Mi chiedo allora perche dover allenare in pista. Mah.

2 - Mezz'ora di lavoro in piano, 2-3 minuti di ripresa, 10 minuti di campo prova di so, poi il giro sugli ostacoli. Il tutto con le dovute pause. Allora che senso ha lavorare per ore in campo a casa se la richiesta di sforzo è sempre e comunque inferiore?


mercoledì 6 giugno 2007, 10:45
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Due risposte...

1 - il giro può durare 10 minuti o quanti ne vuoi.
Io però, lavorando in questo modo, sono arrivata ad avere una cavalla in condizione.. che si fa il suo giro e ne esce fresca come un fiorellino e con una velocità di recupero (fiato) sorprendente.

2 - il discorso di lavorare per più di un ora era nato dal fatto (se ti ricordi) del rifiuto dell'ostacolo, o comunque dalla risposta sbagliata di un cavallo ad una nostra richiesta. che può comportare il superamento dei "60 minuti".
questo non vuol dire che come dici tu LAVORO PER ORE IN CASA fino a quando il cavallo salta. ti assicuro che non ci vogliono ore a far saltare un cavallo.
Se poi fai riferimento alla durata complessiva di un completo (e quindi del lavoro di preparazione a casa) : bè sappi che quando dico "lavoro più di un ora" non vuol dire che sto 3/4 ore a cavallo.. anche solo 1ora e mezza. e non è che in 1 ora e mezza non faccio altro che galoppare in pista.

Piccolo riassunto:
- ho una cavalla in condizione.
- mangia adeguatamente (forse anche troppo :roll: ) e lo sforzo viene compensato abbastanza
- ha il suo bel paddock che la aspetta quando vuole, il lavoro viene ripagato.
- veterinario (faccimo le corna che quà gira che te rigira mi tocca chiamarlo) a disposizione 24 ore su 24.
- persone esperte che seguono il lavoro.

Ho già detto che non siamo degli incoscienti.
Mi sembrava di esser stata chiara già prima, ma pare che vuoi rimanere fisso della tua idea.
Forse questa è una disciplina diversa dalla tua, vuol dire forse che devi dubitare della serietà del lavoro degli altri, o possiamo anche aprire gli occhi a quello che ci è nuovo senza criticare a spatatracca??


:wink:

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mercoledì 6 giugno 2007, 11:22
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L'argomento è un'altro, e nel contesto di quello specifico argomento si parlava di tempi e metodi.

A me pare che l'intransigenza non sia mia. E sinceramente, una volta fissato il punto, indiscutibile, che il cavallo ha un tempo di attenzione che non supera i 20 minuti continuativi il resto dei discorsi non è oggetto di questo topic.


mercoledì 6 giugno 2007, 11:30
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Aggiungo solo una chiosa:

- Un rifiuto ha sempre radici nel comportamento del cavaliere, o dei cavalieri, che montano il cavallo.


mercoledì 6 giugno 2007, 11:31
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So che siamo andati OT ma ci siamo andati insieme e stavamo affrontando il discorso insieme.. mi viene da pensare che adesso non hai più risposte, tanto meglio.
Che il cavallo ha un tempo di attenzione che non supera i 20 minuti continuativi può essere pure vero, non lo metto in dubbio, ma:
1 - sta nella capacità del cavaliere far svolgere determinati esercizi al cavallo con attenzione.
2 - (anche se per te è un eresia) galoppare in pista (senza contare adesso per quanto tempo) non è richiede poi questa grande attenzione (certo se non guardare dove mettere i piedi)

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mercoledì 6 giugno 2007, 11:44
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Galoppare in pista è un allenamento, e non rientra nel lavoro addestrativo vero e proprio. E il mio dubbio sulla sua opportunità è legato alla durata della competizione, e non rientra nel discorso addestrativo.

Per un cavallo è infinitamente più stressante il lavoro in campo, perlopiù reiterato più volte in un giorno, che un giro di pista.

La capacità del cavaliere starebbe nel "conoscere" prima di "chiedere".


mercoledì 6 giugno 2007, 11:54
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Primo errore, secondo errore...
Primo OT, secondo OT...

Che fare? :lol: :lol: :lol:

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mercoledì 6 giugno 2007, 12:39
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Chiudere immediatamente l'OT.


mercoledì 6 giugno 2007, 12:41
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OK...
Chi di voi mi dà "l'interpretazione autentica" della frase di Parelli "Never miss a promise" o qualcosa del genere (cito a memoria)?

A una prima lettura, traducevo "mantenere sempre le promesse", ossia mantenere la parola data al cavallo, ma visto il contesto poi la interpreto come "non mancare gli obiettivi", ossia dire "cavallo, se io ti chiedo questo, tu questo lo farai".

E siamo tornati nell'argomento.

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mercoledì 6 giugno 2007, 12:50
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Mah, certamente l'idea del non venir meno ai patti è fondamentale, e credo che in questo senso la condizione di riposo sia il più utile di tutti i rinforzi positivi.

Hai fatto bene - ok riposo è una di quelle associazioni che nel mio modo di affrontare il lavoro in sella è fondamentale.


mercoledì 6 giugno 2007, 12:53
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Marjorie Smith dice che le due qualità fondamentali nell'approccio al cavallo sono coerenza e integrità (rapportiamole al comportamento dopo un errore, così non andiamo OT).
Ma come definire bene l'integrità, a cui mi è venuto di pensare visto l'ultimo post di Nicola?

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mercoledì 6 giugno 2007, 13:00
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